Un lunga storia di famiglia per la cura del tuo

Sorriso

LO STUDIO

A Sturno, nella verde Irpinia, Biodent è un luogo dalla duplice anima, intessuto di contrasti vibranti in piena armonia. La confortevole sala d’attesa ha un angolo gioco per i più piccoli. L’arredo è molto curato, qui, iconici sorrisi illuminano la parete di fondo, le avvolgenti poltroncine accolgono gli ospiti in un’atmosfera rilassante avvolta da piacevoli note musicali di sottofondo.

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Ambienti luminosi ospitano moderne sale mediche dotate di attrezzature estremamente all’avanguardia dedicate ai servizi di odontoiatria.

Stanze piene di colore invece sono gli spazi dove i piccoli pazienti saranno i coraggiosi protagonisti di avventure, insieme a personaggi spuntati dal mondo dei cartoon mentra la dottoressa Azzurra si prenderà cura dei loro dentini.

LE STRUMENTAZIONI UTILIZZATE DA BIODENT SONO TUTTE MADE IN ITALY E LE TECNICHE ESTREMAMENTE ALL’AVANGUARDIA.

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LA NOSTRA STORIA IN VERSI

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LA DOLCEZZA E LA POESIA

TERAPIA ALL’ODONTOFOBIA

Cambiar dentista le serviva a poco,
né si sentiva meglio in altro loco.
Appena entrava lì, in sala d’aspetto,
puntava dritta verso il gabinetto
ed al ritorno altera e disinvolta,
come sa fare una persona colta,
chiedeva ad ognuno dei pazienti
se fosse bravo o meno il cavadenti.
Appena uno rispondeva “insomma”
prendeva a masticar un’altra gomma
mentre il sudore le imperlava il viso
sul ghigno scuro privo di sorriso.
Poi, come sempre, ancor la stessa scena:
alla poltrona s’accostava appena,
le gambe tremolanti di paura,
la bocca chiusa stretta a serratura
che s’allargava solo per urlare,
in mano come un’arma il cellulare,
adatto alla difesa personale
e a mandar qualcuno in ospedale.
Un giorno, casualmente scoprì il nome
di Azzurra, Di Cecilia di cognome,
ortodontista che frequentemente
si dedicava alla sedazion cosciente.
Così in un paesino a nome Sturno
aspettò che giungesse anche il suo turno.
Immaginate voi quale sorpresa
per la signora che era anche marchesa:
prima di accomodarsi su in poltrona
dover parlare della sua persona.

La dottoressa non voleva sapere
di mal di denti oppure di dentiere
ma, invece, come era cominciata
la sua paura assai ingiustificata,
se avesse ancora lo stesso timore
quando fa notte o solo in ascensore,
se dubitasse di chiunque sia
o solo di dentista e odontoiatria,
se nei ricordi suoi, ci fosse stato
un atto di disturbo accantonato,
un brutto fatto chiuso nel passato
dagli aghi e da le pinze ridestato.
Un bel sorriso, un ciao a sua insaputa,
e si concluse la prima seduta.
Per una volta non era scappata
e ancor per l’indomani fu prenotata.
Dopo tre giorni niente e ancora niente
ma intanto si destò spontaneamente,
nell’avvilita e scomoda paziente,
la voglia di provar su qualche dente
le odiate pinze e il trapano tagliente.
Ciò accadde, quindi, ma con la premessa
ben posta in chiaro dalla dottoressa,
che alla riuscita piena della cura
mancava solamente la puntura
e che con la cosciente sedazione
avrebbe fatto un’ottima estrazione.
Tutto andò bene e sparì anche il terrore
per il riunito, il trapano e il dolore.
Non so se è un caso vero o una bugia,
l’odontoiatra aprì una nuova via,
prima di praticar l’anestesia
lesse i versetti di questa poesia
e con dolcezza, e un po’ di fantasia
aveva vinto l’odontofobia.

Ho provato a descrivere in versi sicuramente non esaustivi, ma volutamente scanzonati, una condizione drammatica quale l’ odontofobia, molto frequente nel paziente odontoiatrico e che in tutti gli operatori del settore crea momenti di apprensione e di incertezza sulla governabilità del problema. Essa riguarda pazienti di ogni età, sesso e ceto sociale, con variabili che vanno individuate nell’habitat, livello di istruzione, soglia del dolore e della percezione del disagio, impotenza psico fisica alla soluzione di un problema. La prima risposta è la fuga, ma ben presto l’ammalato si rende conto che a furia di scappare da una gabbia all’altra, si trova in un labirinto senza uscita dove il pensiero diventa incubo e il dolore ingravescente moltiplica la rabbia. Se con gli adulti sani di mente non sempre si riesce a trovare un’intesa, provate a immaginare cosa succede quando un bambino di pochi anni entra in uno studio dentistico e si fa accomodare con un ordine indiscutibile sulla poltrona del riunito. Il piccolino sa che l’ unico modo di difendersi è serrare la bocca per impedire a tutti quegli strumenti di tortura, che gli pendono intorno come spade di Damocle, di conficcarsi tra i dentini. Stesso discorso, stesso film già visto con un adulto affetto da personalità semplice o con qualcuno traumatizzato in famiglia o peggio ancora da qualche collega ingenuo o frettoloso. Chiarito che l’odontofobia riguarda questi tre grandi gruppi di protagonisti cominciamo dagli adulti sani “Maggiorenni e vaccinati”: gli operatori, odontoiatra, chirurgo, igienista, assistente, ognuno per le proprie competenze, devono smussare le preoccupazioni spiegando le modalità degli interventi, il susseguirsi degli eventi, il funzionamento degli strumenti, i vantaggi della collaborazione, ascoltare pazientemente le narrazioni vecchie e nuove e offrire le soluzioni necessarie, magari incoraggiando il paziente a nuovi racconti e a nuovi piccoli passi nelle sedute successive. Per i più piccoli la soluzione è molto diversa: usare una poltrona camuffata e cavalcabile e munita di uno schermo che trasmette cartoni animati, assegnare punti e premi ad ogni apertura di bocca, dare l’impressione di obbedire ai comandi del bambino e vantare i risultati raggiunti davanti ai genitori, fare indossare una tutina di super eroe prima di fare una ortopanoramica. Per i pazienti più sensibili è consigliabile tenere a portata di bocca lo strumentario per la sedazione cosciente ed invitare un parente a stringergli una mano. Ma, sempre, in tutti i casi, quello che il paziente odontofobico deve apprezzare è la dolcezza nelle parole, nei modi e negli atti di tutti gli operatori dello studio odontoiatrico e, perché no, la copia di una poesia scritta apposta per lui.

Tancredi Di Cecilia

DA BIODENT

Le fiabe si trasformano in realtà!
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